Cosa hanno in comune la Gioconda, il broccolo romanesco, un girasole, il Nautilus, il Partenone, l’ Uomo Vitruviano, un ciclone, un ananas e una carta di credito?
All’apparenza sembrerebbe che non ci sia nulla in comune ma, perché c’è sempre un ma, la connessione è la spirale e per la precisione il numero aureo o sezione aurea.
Alcuni dicono che del numero aureo dissertavano già nell’antica Babilonia, ma è con i Pitagorici, in particolare Euclide (IV – III a.C.), che la sezione aurea viene consegnata a noi con la definizione che conosciamo, ossia il rapporto fra due lunghezze diverse. Stiamo parlando di un numero piccolissimo ma di una potenza incredibile che regge la perfezione, il mistero, l’armonia in geometria, matematica, architettura, scultura, pittura, web design e soprattutto in Natura. Il numero è: 1,618033988… anche detto Φ (phi) in omaggio a Fidia, il grande architetto greco che applicò spesso la proporzione aurea o la ‘divina proporzione’ (Luca Pacioli ‘De Divine proportione’ (1509) alle sue opere. Gli architetti e gli artisti greci facevano grande uso dei rettangoli aurei. Se da un rettangolo aureo si seziona un quadrato, il rettangolo che rimane è sempre un rettangolo aureo. Sulla base di questi si realizzavano la pianta e le facciate dei templi.
Saltiamo qualche secolo e accendiamo i riflettori su Federico II di Svevia che decide di porre un quesito sulla riproduzione dei conigli: ‘’Immaginiamo di chiudere una coppia di conigli in un recinto. Sappiamo che ogni coppia di conigli inizia a riprodursi dal secondo mese di età; genera una nuova coppia ogni mese e non muore. Quanti conigli avremo dopo un anno?’’ Un tal matematico pisano, tale Leonardo Fibonacci (1175-1235ca) risolve il quesito scoprendo una successione di numeri (1; 1; 2; 3; 5; 8; 13; 21; 34; 55; 89… ) chiamata la Successione di Fibonacci: all’aumentare di ‘n’ il rapporto tra ogni termine ed il termine che lo precede tende ad avvicinarsi a quel numero aureo che spiega molte forme che madre Natura ci regala come quella del broccolo romano, dell’ ananas, dei girasoli, di alcune piante grasse, delle onde del mare o alcuni fenomeni di accrescimento naturale come quello del Nautilus pompilius, lo scenografico mollusco cefalopode che cresce mantenendo le sue proporzioni all’interno della sua conchiglia, costruendo camere sempre più spaziose e sigillando quelle vecchie perché diventate troppo piccole.
Ben si capirà che la presenza del Phi in ogni forma naturale in tale concentrazione di perfezione ha fatto si questo numero fosse ritenuto l’impronta di Dio sull’ Universo a cui tutti gli artisti dai tempi dei tempi fino ai nostri giorni si sono abbeverati. Per fare un esempio moderno i web designer usano il numero aureo per costruire i loro siti, per creare gli algoritmi l’intel ha usato la Successione di Fibonacci.
Leonardo Da Vinci sottolineava la struttura divina del corpo umano dimostrando che tutte gli elementi che stanno tra di loro in rapporto di Phi.
Nel celeberrimo disegno de l’’Uomo Vitruviano (Milano1490)’, Leonardo da Vinci raffigura le proporzioni umane inserite nel cerchio e nel quadrato secondo i canoni antropometrici dettati dall’architetto romano Vitruvio Pollio del I secolo a.C. Le due figure geometriche non sono concentriche ma costruite in relazione tra loro secondo i canoni della Sezione Aurea: il centro del cerchio coincide con l’ombelico (l’origine spirituale), e quello del quadrato cade all’altezza dei genitali (l’origine fisica)
Fate un esperimento: misurate la vostra altezza e dividetela per la distanza da terra del vostro ombelico. Misurate la distanza dalla vostra spalla alla punta delle dita e dividitela per la misura presa fra il gomito e le dita e continuate così per le varie parti del corpo. Il numero che otterrete è sempre PHI. Leonardo da Vinci ripropose il numero aureo in molte delle sue opere
Compiendo queste misurazioni avrete maggiore consapevolezza che l’impronta del numero divino cammina sulle vostre gambe, gesticola con le vostre mani, respira con voi, saprete che anche voi siete l’impronta dell’armonia fra il micro ed il macro cosmo, fra la parte ed il tutto. Che in ognuno di noi c’è un’opera d’arte perfetta avvolta in un mistero affascinante.
“Quella del mistero è la più straordinaria esperienza che ci è dato di vivere. È l’emozione fondamentale situata al centro della vera arte e della vera scienza. Da questo punto di vista chi sa e non prova meraviglia, chi non si stupisce più di niente è come simile ad un morto, ad una candela che non fa più luce” Albert Einstein