A Siracusa, nell’antico Feudo Targia, luogo ricco di reperti di epoca greca, romana, araba e normanna, oggi integralmente inserito nel Parco Archeologico delle Mura Dionigiane, si trova Cantine Pupillo, una delle aziende agricole più antiche del territorio, i cui suoli fertili hanno sempre dato vita a produzioni agricole eccellenti.
Fondata nel 1909, quando Antonino Pupillo e la moglie Maria Ciancico acquistarono il feudo della Targia dalla famiglia Arezzo, l’azienda produceva principalmente agrumi e ortaggi, facendo da apripista a tante altre aziende del siracusano.
Successivamente Antonino lasciò ai figli Sebastiano e Paolo il compito di rendere più moderni i processi produttivi dell’azienda.
Negli anni ‘80, Nino, ultimogenito di Sebastiano e Bianca Ciancico, alla ricerca di una nuova sfida dopo le difficoltà affrontate dall’industria agrumicola siciliana, decise di resuscitare la produzione vitivinicola a Targia.
Comprendendo l’importanza delle “buone pratiche” in agricoltura: rispetto della biodiversità, utilizzo di prodotti organici, costante monitoraggio dei suoli e delle acque, Nino diede nuova vita alla produzione vitivinicola di Targia, dedicandosi al recupero del moscato bianco. Pratiche portate avanti oggi dai figli Sebastiano e Carmela, che, continuando la missione del padre, riservano attenzione particolare all’innovazione e alla sostenibilità ambientale.
Da poco la cantina ha presentato il suo nuovo vino Damarete, il macerato da uve Moscato Bianco di Siracusa, ottenuto dalla fermentazione spontanea del mosto per circa 100 giorni sulle bucce (di cui 80 a cappello sommerso).
Il cru di Moscato Bianco, nato in una parte del terreno devastato da un incendio doloso, prende il nome dall’antica regina di Siracusa, moglie del tiranno Gelone, passata alla storia per il suo fascino.
Nell’estate del 2017 i terreni attorno alla Balza delle Mure Dionigiane, rovine monumentali d’età classica, abbandonate all’incuria e sfruttate come pascolo, furono devastati da un incendio doloso. Le fiamme arrivarono fin dentro la proprietà, a poche centinaia di metri di distanza, bruciando interamente il giardino di agrumi detto “la mandarinera”.
Attraverso questo vino i fratelli Carmela e Sebastiano Pupillo desiderano raccontare il Moscato Bianco di Siracusa, scommettendo, ancora una volta, su quel vitigno che il padre negli anni ‘80 introdusse nell’azienda, salvandolo dall’oblio.
Con lo stesso nome, Damarete, è stato ribattezzato l’intero vigneto visibile all’ingresso dell’azienda: per segnare l’inizio di un nuovo capitolo e mettere in evidenza la forza del territorio in cui viene prodotto, ma soprattutto quella della cantina.
Un vino di contrada che esprime tutte le potenzialità del terroir siracusano.
Le giovani piante ad alberello crescono su un terreno calcareo a medio impasto, a pochi passi dai vigneti storici, coltivati con tecniche specifiche pensate per questa varietà, che, insieme a quelli del Mulino, forniscono la base per tutti i moscati dell’azienda.
L’azienda ha scelto un portainnesto arido-resistente a piede americano, pianta robusta e tenace, che non teme i parassiti né le alte temperature dell’estate siciliana, su cui sono state innestati i tralci del vigneto più antico dell’azienda, così da fondere passato e futuro nel nuovo vino.
L’imbottigliamento avviene dopo un affinamento di quattro mesi in acciaio, senza processi di stabilizzazione e chiarifiche: si tratta di un vino in evoluzione che muta nel tempo, raccontando, ad ogni assaggio, aspetti sempre nuovi di sé e del territorio.