Mangiare e bere (bene) a Palermo

 

“Agghiorna e scura e su ventiquattr’uri*”…(*fa giorno e fa buio e sono ventiquattro ore)
Questo modo di dire siciliano è stato lo slogan del tour enogastronomico fatto a Palermo un po’ di giorni fa.


Un viaggio fatto per rivivere una città che mi piace tanto, conoscere una realtà gastronomica diversa, rispetto a quella “orientale” conosciuta e frequentata fino a ora, e per promuovere i vini di Cantina Marilina della mia amica Marilina Paternò.

Accompagnate dai nostri amici palermitani Maurizio Amato e Salvo Morello, non ci siamo fatte mancare niente…

La prima tappa è stata l’Enoteca Di Falco, in Via La Marmora, di Agostino Innusa. Nata nel 1988, si distingue per le numerose etichette di vini esteri, italiani e siciliani, per le selezioni di champagne millesimati e d’annata e per i distillati.

La seconda tappa del primo giorno è stata Boccon di Vino, in via Amedeo D’Aosta. Una putìa “moderna” nel cui interno il proprietario, Salvatore Ragusa, ha inserito solo eccellenze enogastronomiche italiane, siciliane ed estere, un’attenta selezione di salumi e formaggi, di vini, birre e spumanti. Un posto dove il cliente è aiutato da Salvatore nella scelta dei prodotti e negli abbinamenti.

Abbiamo cenato a Bagheria da Bitta Ristrò, in Corso Butera, un ristorante bistrò aperto da poco dagli stessi proprietari del pub Bitta, dove i piatti a base di pesce sono rivisitati in maniera radical e giovane… (Vi racconterò meglio in un altro post)
Non avendo più cosa mangiare e dove andare, dopo aver bevuto un Moskow Mule, con la speranza di digerire siamo andati a dormire…

Il secondo giorno abbiamo fatto colazione in Via Marche da Spinno la Caffetteria con cucina di Chiara Chiaramonte, un posto dove sono utilizzati prodotti a km Sicilia nel pieno rispetto della stagionalità con l’obiettivo di divulgare ai clienti un consumo consapevole. Oltre alla colazione Spinno offre pranzo, cena, bar e bevande.

Per il pranzo abbiamo scelto I Pupi di Bagheria, il ristorante dello chef Tony Lo Coco e della moglie Laura Codogno, dove, in un ambiente familiare e accogliente, è possibile fare un’esperienza enogastronomica emozionante… (che leggerete presto!)
Nel tardo pomeriggio abbiamo fatto un salto da Ethnic un locale in cui la parola d’ordine è mangiare sano e consapevole, reso ospitale e cordiale grazie dalle proprietarie Rossana Ciulla e Luisa Terranova. Offre una cucina etnica e vegana rivisitata in chiave siciliana.

A cena siamo stati ospiti dello chef Gaetano Billeci nel suo ristorante Palazzo Branciforte, che si trova all’interno dell’omonimo palazzo, dove oltre ad assaporare i piatti dello chef ci si trova immersi in uno scenario di arte pura! (Anche di questo posto vi narrerò meglio).

Il terzo giorno, ancora vivi, dopo tanto bere e mangiare, abbiamo pranzato da Verdechiaro in Piazza Leoni, un ristorante reso particolarmente accogliente dal proprietario Nello Occhipinti e dalla moglie Daniela Assennato. I piatti, prevalentemente vegani, sono molto richiesti e apprezzati dai clienti grazie alla qualità e all’abbinamento delle materie prime utilizzate.

Dopo aver cercato di smaltire qualcosa facendo quattro passi a Mondello siamo passati dal Decanter di Marco Delfino, in Via Quintino Sella. Un locale notturno, accogliente e intimo, con una cura del cliente molto attenta, particolare per le numerose varietà e qualità di aperitivi, vini e distillati, dove poter ascoltare anche musica dal vivo.

Dopo l’aperitivo non poteva mancare la cena che abbiamo fatto alla Dolce Vita, in via Giusti, il ristorante/pizzeria, di Walter Carrà, caratterizzato dalla scelta minuziosa delle materie prime utilizzate, dagli impasti delle pizze, realizzati con farine di grani antichi siciliani, dai piatti di carne di primo taglio e pesce fresco. Il locale, che fa parte del circuito di slow food, è caratterizzato da scritte e immagini sui muri che richiamo l’omonimo film.

La prima tappa del quarto giorno del nostro tour è stata il Pastificio Giglio di Mimmo Giglio, un laboratorio artigianale nato circa 30 anni fa nel vecchio mercato della Vucciria, oggi situato alla Cala. Produce pasta, trafilata al bronzo, utilizzando solo grano duro siciliano (iride, duilio e simeto, tumminia e russello) e acqua, senza l’uso di uova. Fa parte del circuito di Slow Food ed è parte integrante del Progetto Consorzio Ballatore, un ente che si occupa di ricerca, sviluppo e tutela della filiera di produzione cerealicola. Il pastificio, attento alle intolleranze e alle esigenze dei vegani, realizza anche i ripieni per i ravioli ripieni.

Dopo aver visitato il pastificio siamo andati a pranzo a Terrasini, al Ristorante Il Bavaglino dello chef Giuseppe Costa, che ci ha regalato tante emozioni… ma di queste vi racconterò un’altra volta!
A Terrasini il nostro viaggio è terminato, un viaggio che in soli 4 giorni ci ha riempite di allegria, emozioni, cibo, vino e… cassate siciliane!