Uno dei primi eventi di enogastronomia a cui ho partecipato per poi scrivere un articolo è stato l’Aromatic Beer Week (quindi sarebbe più corretto chiamarlo evento Birrogastronomico!) nel febbraio del 2012, a Scicli, nell’azienda di produzione di piante officinali e aromatiche “Gli Aromi” del simpatico Enrico Russino.
Dopo un percorso olfattivo di riconoscimento delle piante, i partecipanti hanno degustato le birre artigianali del birrificio di Modica, Rocca dei Conti (che oggi si chiama Tarì) abbinate a diversi assaggi a base di erbe aromatiche, realizzati dalla chef Rita Russotto, del ristorante Satra.
Nonostante siano già trascorsi tre anni, ricordo perfettamente ogni cosa… ho individuato l’evento su Facebook e ho deciso che volevo andare, ho recuperato il numero dei proprietari, battezzati successivamente da me “I Birrifici”, che mi hanno dato le giuste indicazioni, ho aspettato che il giorno arrivasse e sono andata… oltre ad aver conosciuto persone con cui ho poi mantenuto ottimi rapporti, come Andrea Graziano, Enrico Russino, i Birrifici e le loro mogli Paola e Irene, e tanti altri ancora, ho iniziato ad assaporare la bellezza di questo lavoro…
Di seguito troverete l’articolo che ho scritto dopo l’evento … se volete, però, potete andare oltre le virgolette e il grassetto (io vi consiglio di leggere per intero il pezzo…) e sapere cosa è accaduto di bello a questi ragazzi, che nel corso di questi anni hanno portato avanti il loro progetto con passione e, come accade spesso in questi casi, hanno ottenuto i risultati…
“Luca Modica, Paola e Irene Leocata, Fabio Blanco nel gennaio del 2010 a Modica hanno realizzato il birrificio artigianale “Rocca dei Conti”, dove producono la birra “Tarì”, dal nome dell’antica moneta coniata dagli arabi in Sicilia e poi adottata da svevi e normanni.
Dopo aver sperimentato in piccolo per diversi anni la produzione di birra artigianale nei “dammusi modicani” di famiglia hanno deciso di progettare e avviare un’attività per far conoscere a un pubblico più ampio il risultato di tanto lavoro.
“Con l’obiettivo di portare in Sicilia, dove la tradizione birraia non ha radici profonde, il fascino della tradizione di terre lontane, tornando alla natura per gustarne tutto il piacere”.
Le birre, prodotte in modo artigianale e rifermentate in bottiglia, nel rispetto delle antiche tradizioni birrarie, non sono pastorizzate, non sono filtrate e non contengono conservanti, mantenendo così inalterate tutte le loro caratteristiche nutrizionali e organolettiche. Nel birrificio sono prodotte sei birre, la Tarì Frumì (Weizen),birra di frumento ad alta fermentazione non filtrata, non pastorizzata. La Tarì Qirat birra nera alle carrube, ad alta fermentazione dal sapore e dal profumo intenso di carruba, non filtrata, non pastorizzata. La Tarì Bronzo (English Pale Ale), birra ad alta fermentazione, maltata e non filtrata né pastorizzata. La Tarì Oro (Pilsner), birra a doppia fermentazione, non filtrata né pastorizzata. La Tarì Wit (Blanche), birra a doppia fermentazione. La Tarì Hell (Helles), birra a doppia fermentazione, non filtrata né pastorizzata.
Il Birrificio si sviluppacome ambiente unico e aperto, dove è possibile visitare il laboratorio di produzione per scoprire la storia e il sapore della birra e per assistere al lungo processo di lavorazione.
Per la realizzazionedi tutto ciò i ragazzi si sono trovati di fronte a un primo stadio da superare: l’aspetto fiscale in ambito doganale, infatti, è l’ufficio tecnico delle dogane che si occupa di questi impianti. Poiché la legge italiana è molto vaga nell’affrontare questa tematica, tutto è molto legato all’arbitrarietà dei tecnici che fanno i controlli. Inoltre è obbligatorio installare degli strumenti che servono a tenere sotto controllo la produzione sulla quale poi dover pagare l’accisa. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione per la vendita, nonostante il lungo periodo trascorso, perdendo così la possibilità di poter piazzare sul mercato la birra, un altro gradino da superare è stato quello di capire l’interesse dei concittadini per una birra locale.
Come accade spesso, si sono ritrovati a essere stranieri in patria, tant’è che i loro maggiori clienti inizialmente erano a Catania, Siracusa e Palermo, poi col passare del tempo anche i modicani hanno iniziato a vendere le birre Tarì. A causa della scarsa conoscenza della birra artigianale, soprattutto nel ragusano, ancora in alcuni locali c’è il timore di proporre un prodotto costoso rispetto a quello industriale, però a poco a poco grazie alla tenacia e alla determinazione dei giovani imprenditori, attraverso corsi sulle etichette e sulla mescita, realizzati direttamente da loro e altri sugli abbinamenti realizzati da esperti nel campo, e all’aiuto del mastro birraio al quale si sono affidati, questo prodotto sta prendendo quota.
A questa birra è stata fatta l’obiezione di non essere al 100% un prodotto locale, giacché non esiste una cultura siciliana della birra e le materie prime non sono modicane. In realtà, come sottolineano loro stessi: “La birra per il 92% è fatta di acqua, e l’acqua è modicana e la manodopera è locale. Per quanto riguarda le materie prime, quindi il malto d’orzo, in Italia, a parte qualche stabilimento, non ci sono malterie, infatti, un’altissima percentuale di malto d’orzo viene da fuori e anche noi siamo costretti a utilizzarlo. Ovviamente quando in alcune birre riusciamo a introdurre il frumento usiamo il nostro, quando dobbiamo utilizzare le bucce d’arancia, adoperiamo quelle locali”.
E ribadiscono: “La nostra birra è un prodotto locale, legato al territorio non solo per i prodotti, ma anche per le persone, dal momento che il nostro impegno è quello di mantenere sotto stretto controllo le singole fasi del processo produttivo, affiancando a questo la ricerca di una birra nuova e intensa contaminata dai profumi e dai sapori che la nostra terra ci dona in ogni periodo dell’anno”.”
Come ho anticipato, durante questi anni Luca e Fabio hanno lavorato incessantemente al loro progetto, modificando e migliorando le loro birre.
Le birre adesso sono nove, Oro, Hell, Frumì, Quirat, Bronzo, For Sale, Giacché, Bonajuto e Trisca.
Quest’ultima, una Blanche, al frumento Russello, coriandolo, limoni e basilico, leggera e rinfrescante, è stata realizzata con la collaborazione del famoso pasticcere/artista modicano Corrado Assenza, del Caffè Sicilia di Noto, e, un po’ di tempo fa, nel giro di poche settimane, ha ricevuto diversi premi.
Ha ottenuto il riconoscimento dalla Guida alle Birre d’Italia 2015 Slow Food, nella categoria “Birra Quotidiana”, ed è stata premiata come “Birra dell’anno 2015″ nella sezione “Spezie e cereali, alta e bassa fermentazione – Speziatura o caratterizzazione e tipicità dei cereali ben in evidenza”, a Rimini al Concorso di UnionBirrai, il concorso che premia le migliori produzioni italiane artigianali, dove 42 giudici italiani e stranieri, hanno premiato per le 26 categorie partecipanti le 3 “migliori birre dell’anno”.
(http://index.unionbirrai.it/index.php?option=com_content&view=article&id=466:birra-dell-anno-2015-i-vincitori-2&catid=135&Itemid=630)
“Una vittoria importante, a prescindere dalla vittoria in se stessa, perché ci da la possibilità di capire che il percorso che stiamo facendo è quello giusto”, così Fabio, durante una chiacchierata telefonica ha commentato…
“Assieme a Corrado Assenza, con amore e passione, abbiamo realizzato,dopo veri tentativi, una birra aromatica con il giusto mix di spezie, vincendo la scommessa fatta con noi stessi di raggiungere il giusto equilibrio tra la birra e le spezie”.
Naturalmente il loro obiettivo è sempre lo stesso: migliorare sempre di più il prodotto, oltre a fare ulteriori dei test sulla Trisca, stanno cercando di perfezionare la Bonajuto, la birra con fave di cacao e vaniglia, che è già in commercio, ma che vogliono ottimizzare ancora di più… buon lavoro Birrifici!