Nel mio paese e anche in altre parti della Sicilia, gli zingari che girano per le vie del paese, chiedendo l’elemosina sono chiamati “zanni” (forse per un’assimilazione al noto personaggio teatrale Zanni). Questo termine a Leonforte è utilizzato per indicare chi è sempre in giro a… “zanniare”, non necessariamente in accezione negativa.
Io adoro questo termine perché “zanniare” mi piace proprio tanto, e in questi ultimi anni ho affinato quest’arte in ambito enogastronomico…
Fra le numerose persone conosciute durante i miei “zannìi”, proprio durante la prima edizione di SorRiso Siculo (la festa del riso siciliano), mi sono imbattuta in Enrico Pantorno, un giovane (non ha ancora 30 anni!) simpatico ragazzo di Barrafranca (altro paese della provincia di Enna) che è In-Flight Chef presso Etihad Airways e quì potrebbero nascere spontanee un’esclamazione colorita e una domanda: “ma cu ccì’u porta”?
Naturalmente gliel’ho chiesto…
Quando l’ho conosciuto, lavorava al ristorante Blancò di Barrafranca come caposala, grazie all’esperienza maturata nei vari pub e ristoranti dove aveva lavorato fin dall’età di 17 anni, come cameriere.
Un paio di anni fa i giovani proprietari hanno organizzato l’evento “Sapore di… Terra”, che ha coinvolto chef, produttori e aziende vinicole della Sicilia, e che ho avuto il piacere di presentare. Quando sono andata a Barrafranca per l’organizzazione, ho trovato Enrico in cucina! Dove si è trovato, come lui stesso mi ha raccontato, una sera per caso perché lo chef, per un disguido, non si era presentato. È stato lui stesso a proporsi, tant’è che il suo primo ingresso lo ha fatto con la divisa da cameriere… Da quella sera ha capito che stare lì gli piaceva molto, ed è rimasto.
Per aumentare le sue conoscenze di cucina, frequenta durante i weekend stage gratuiti organizzati da ristoranti catanesi.
Poi decide di tornare a Catania per completare gli studi alla facoltà di Economia, non abbandonando però a sua passione, infatti, inizia a lavorare al Pititto, un ristorante di San Giovanni Li Cuti, dove trova un ambiente familiare e impara tantissimo. Però la sua passione si fa sentire sempre più forte e continua a fare esperienza. Va a Caltanissetta, dove cucina durante il torneo internazionale di tennis (in Italia è il torneo secondo per importanza solo a quello di Roma). Un ristoratore di Caltanissetta lo nota e gli propone la gestione della cucina di uno dei suoi ristoranti. Però non va bene e inizia a mandare in giro il suo Curriculum e viene chiamato a Pantelleria dal ristorante Al Tramonto, due forchette nella guida Michelin. Lì è assunto come sous chef. Finita la stagione, si ritrova con numerose proposte, fra cui una proveniente da Dubai… ci va.
È assunto come chef de partie ai secondi in ristorante italiano, dove si trova in una realtà semplice ma organizzata, “10 anni avanti rispetto alla nostra”. Impara molto, anche sulla parte manageriale del ruolo.
Enrico è soddisfatto ma di nuovo alla ricerca di nuovi stimoli, vuole tornare in Italia per schiarirsi la mente e poi ripartire per qualche altra parte, a giugno però una sua amica gli propone di fare il colloquio per Etihad, per chi ancora non lo sapesse, la compagnia aerea di bandiera di Abu Dhabi, eletta miglior compagnia aerea del mondo negli ultimi 5 anni, che ha introdotto dal 2011 la figura dell’in-flight chef, lo chef a bordo, che modificherà completamente l’esperienza culinaria che un ospite (non un passeggero!) ha durante un volo…
L’obiettivo è creare un “ristorante tra le nuvole”, gli ospiti della Diamond First Class, i cui biglietti hanno un costo che varia dai 4000 ai 20000 dollari, possono disporre di un personal chef, e di un food&beverage manager che lo guidano nella sua esperienza culinaria. Esiste un menù a la carte, dal quale il cliente può scegliere diversi tipi di carne, pesce, uova, svariati contorni, biscotti cotti al momento ed altro… e anche quì è consentita un’altra esclamazione colorita.
All’inizio è titubante, ma accetta il consiglio, perché non gli andava di tornare a lavorare di nuovo gratis in Italia.
Si prepara, studia come se dovesse affrontare un esame universitario e il 21 luglio si presenta al suo primo vero colloquio in giacca e cravatta.
Fin da subito capisce che bisogna essere perfetti, gli controllano tutto, dalle unghia delle mani al colore delle calze. Gli dicono che “sceglieranno solo i migliori, che non hanno obblighi di assunzione”… Il giorno dopo riceve una email nella quale gli confermano di aver superato il colloquio. Dopo un mese riceve il contratto, con uno stipendio che in Italia non si sarebbe mai sognato. Gli danno pure casa che condivide con un altro ragazzo italiano, chef pure lui. Il 23 settembre inizia la sua avventura a Etihad con il training, suddiviso in tre parti, Aviation Security, dove spiegano tutte le misure di sicurezza di un aereo, Aviation Health, il corso di primo soccorso, e il Service, dove insegnano come cucinare sull’aereo.
Enrico è molto soddisfatto della sua scelta, perché considera “qualcosa di speciale il fatto che su un aereo a 12000 metri d’altezza, si possa gustare una tagliata di manzo australiano, cottura al sangue, con contorno di rucola e scaglie di Parmigiano, accompagnato da un buon Bordeaux d’annata”.
Qualche giorno fa ha realizzato una cena al teatro della cucina nella città del gusto del Gambero Rosso a Roma, per far conoscere Etihad, e i suoi pluripremiati servizi, presenti Aubrey Tiedt, Vice President Guest Services, Etihad Airways, Lorna Dalziel, general manager di Etihad Airways per l’Italia, l’ambasciatore australiano in Italia e potenziali partner commerciali. Assieme al suo collega Alex Boffredo, anche lui in-flight chef ha realizzato un menù di cucina italiana con un tocco arabo che presto sarà nelle rotte tra Abu Dhabi – Roma, Abu Dhabi – Milano e durante l’Expo 2015, di cui Etihad – Alitalia è linea aerea ufficiale.
Dirgli bravo sarebbe riduttivo, ma glielo diciamo lo stesso! Enrico non solo niscì e arriniscì, ma ha preso il volo e lo sta mantenendo con grande passione… e non ha compiuto ancora 30 anni!