Nel 150° anniversario della nascita della Regina d’Italia
Questo dolce, raffinato e delicato, pare fu ideato e preparato dai pasticceri Francesco Butticè e Vincenzo Albergamo intorno agli anni 1920-30, in onore della Regina Elena, moglie di Re Vittorio Emanuele III, e preparato in occasione della visita ufficiale nell’agrigentino dei Sovrani d’Italia.
La Pasta Elena è composta da un soffice Pan di Spagna, ripieno di finissima crema di ricotta di pecora lavorata con lo zucchero, rifinita con miele di zagara, “cubbaita” tritata e cosparsa di zucchero a velo.
Le fonti storiche raccontano che la Sovrana assaggiando il dolce ne apprezzò sia il gusto, che la dedica. La Pasta Elena non fu realizzata per molto tempo, poi negli anni 60 del Novecento venne riproposta e presentata durante i banchetti di nozze, successivamente è stata promossa dallo chef favarese Massimiliano Ballarò a Milano in occasione dell’EXPO 2015 e a Parigi in un noto ristorante sulla Avenue des Champs-Elysées.
«Ancor oggi, dice lo chef, a distanza di oltre un secolo, quel dolce di una semplicità assoluta, rimane una bontà che difficilmente chi lo assaggia può dimenticare».
La Pasta Elena è senza dubbio un’armonia di colori e forme, tuttora viene preparata giornalmente con minuziosa cura dalla pasticceria Patti di Favara, fondata dal pasticcere Antonio Patti intorno al 1950, il quale, adolescente, iniziò a lavorare come apprendista presso i pasticceri Butticè e Albergamo nell’omonima pasticceria Butticè.
Dagli appunti presi da alcuni testi dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, si legge che negli anni 50 del secolo scorso, esisteva anche la Torta Elena, probabilmente nata dall’ispirazione delle famose Paste, ovviamente preparata e realizzata con gli stessi ingredienti e lo stesso procedimento. «Fra le specialità create da Caflish con prodotti siculi si ricorda la Torta Elena e le Paste Elena dedicate alla Regina Savoia». Infatti fu proprio in questa antica pasticceria palermitana dove furono scritte le pagine più belle del suo famoso romanzo “Il Gattopardo”.
In Sicilia e anche nel resto d’Italia alla Regina Elena furono dedicate moltissime ricette, come ad esempio, la torta Tenerina tipica di Ferrara, i biscotti Regina realizzati con glassa di zucchero al retrogusto di limone, il tortino Regina Elena realizzato con le mandorle di Avola, i biscotti Reginelle ai semi di sesamo, il torrone al cioccolato e mandorle di Caltanissetta, il formato di pasta “Reginette” e il famoso amaro Montenegro.
Alcune fonti storiche rivelano che la Sovrana amava cucinare in privato per la propria famiglia, tanto che ancora oggi i suoi nipoti ricordano i minestroni della nonna. Nel romanzo biografico, Elena D’Italia. La Regina buona, dello scrittore Guglielmo Bonanno di San Lorenzo, si legge: «Elena a Napoli parlava il dialetto napoletano ed in Piemonte parlava il piemontese. Lei stessa volle imparare a farlo e questo per sentirsi più vicina al suo popolo, che amò sempre nella sua parte più povera ed indifesa e che in lei vedeva davvero la Regina ideale, al punto da indicarla spesso come “l’angelo tutelare degli infelici”.
Tanti, specialmente all’inizio, furono coloro che non riuscirono a comprendere la vera essenza di Elena. In molti non riconobbero in lei la classica figura della Regina, alla quale Margherita li aveva abituati, in linea con quella che era la normalità dell’epoca. Ma ad Elena bastò davvero poco per riuscire a conquistare il cuore dei suoi sudditi che, in numero sempre maggiore, comprese non soltanto di avere una Regina autentica, ma anche una mamma, una sorella ed una vera benefattrice, sempre pronta ad ascoltarli, ad accorrere in loro aiuto, spesso anche quando non vi era stata alcuna richiesta. Questa era Elena di Savoia Regina d’Italia».
A Favara (Agrigento) a breve verrà realizzata anche la Sagra della Pasta Elena, ideata dallo chef Giuseppe Moscato in collaborazione con la facoltà di Scienze Gastronomiche dell’Università di Palermo e l’Associazione Cuochi e Pasticceri di Agrigento.