In amore vince chi… Cucina?

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Sta per arrivare la festa più bella dell’anno, il Natale, mancano solo 28 giorni… presto in televisione inizieranno a trasmettere numerosi film dedicati a questa festività,

tra quelli che preferisco c’è Love actually, il film di Richard Curtis in cui, in dieci differenti storie, si intrecciano relazioni e amori di protagonisti inglesi molto diversi tra loro, accumunate dal fatto di svolgersi contemporaneamente e di iniziare qualche settimane prima di Natale.

Questo film mi è venuto in mente l’estate scorsa durante lo spettacolo organizzato dal mio amico Angelo Manna nel suo locale Camurria, La Cucina dell’amore, del cuciniere errante, come lui stesso si autodefinisce, Carmelo Chiaramonte.
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Ho conosciuto Carmelo un po’ di anni fa durante una delle sue “tappe del cuore” a Leonforte, paese del quale è “innamorato”, che frequenta dal ‘97/’98 dove si è trovato in contatto diretto con una realtà contadina che gli ha fatto riscoprire la cultura del dialogo vero, del contatto diretto con il produttore da cui compra direttamente le uova, il vino, ecc… e comprendere che ancora c’è chi è in grado di “parlare con la pioggia e ascoltare il sole”, situazioni a lui familiari fin da piccolo, quando aiutava il padre massaro a seminare e raccogliere le messi o ad arare il terreno con l’aratro e il mulo.
Durante questa tappa abbiamo improvvisato un pranzo a casa mia, con alcuni amici vecchi e nuovi, preparato naturalmente da lui, in un’atmosfera goliardica e divertente.
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Partendo dal libro Ricette immorali, di Manuel Vàzquez Montalbàn Carmelo, dando prova delle sue qualità di narratore e intrattenitore, e, naturalmente di cuoco provetto, davanti al sagrato della Chiesa della Madonna del Carmelo, ha condotto il suo pubblico in maniera divertente, tra i profumi e le fragranze dei cibi sui fornelli, in un viaggio tra cultura e tradizioni gastronomiche, raccontando dei singolari cibi scelti da diverse popolazioni nel mondo come piatti del proprio sostentamento, vere e proprie ricette incantesimo.
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Poco spazio all’immaginazione, infatti, a dimostrazione di quanto siano presenti alimenti dalle forme ambigue, alle sue spalle su uno schermo una carrellata immagini di cibi dalle forme falliche, di altri che rievocano l’apparato genitale femminile, utilizzati come dei veri e propri riti propiziatori, peperoncini dalle forme strane, insetti fritti, o ripieni di miele e ancora i pani da fidanzamento della tradizione siciliana e tanti altri ancora.
Un riferimento alla chimica, al ruolo dell’ossitocina, l’ormone dell’amore, e delle endorfine, che hanno a letto, dopo aver mangiato.
“Cucinare insieme è la cosa più bella”, quasi un rimedio quando la coppia è in crisi, da qui il racconto dei “piatti risolutori” per lasciarsi andare all’amore in cucina, poiché in camera da letto non si può cucinare.
E poi ci sono i piatti dalle tipiche facoltà energizzanti, in grado di stimolare ogni tipo di appetito, ma anche cibi esageratamente rilassanti, che se consumati al mattino, a colazione, lasciano quasi senza forze. Continua parlando dei cibi afrodisiaci, con le ricette collegate alla vita sessuale di Casanova, e della chimica che scatta a tavola, grazie ai cibi dalle forme strane e ricchi di pepe, e della felicità che può essere raggiunta facendo l’amore in cucina.
Il tutto è stato accompagnato da una bibliografia di 30 volumi, da consultare per approfondire…
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Il pubblico divertito, alla fine, ha potuto degustare alcuni piatti dell’amore raccontati durante lo spettacolo, preparati dallo stesso Carmelo.
 
Dopo lo spettacolo, un po’ per svolgere il mio lavoro, ma soprattutto spinta dalla curiosità abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulla sua esibizione e su altri argomenti interessanti…
Mi ha raccontato che l’idea della cucina dell’amore è nata:
Dal mio modo presuntuoso di cucinare per opportunismo, per cui io non decido mai cosa cucinare, compro, metto tutti ingredienti sul tavolo e poi decido. Perché io non ho mai accettato che la cucina seria debba essere quella replicabile, concetto che appartiene all’industria, al motore a scoppio. Quella della cucina è una forma di arte, se diventa replicabile non è arte.
Perché il pregio del ceramista è la pennellata sempre diversa e quella del cuoco non può essere diversa? Perché dopo aver cucinato un piatto di spaghetti, il giorno dopo non si può cambiare qualcosa, ad esempio un pomodoro? La cucina dell’amore nasce da questo.
Quando ho letto il testo di questa sera di Montalban i primi tempi pensavo fosse irriverente verso la cucina, però poi ho capito che prendeva in giro tutti, perché comunque in un mestiere, in un’arte, quando ci si prende molto sul serio è noia pura, è come se si piegassero le mutande prima di accoppiarsi, se sei appassionato della vita butti le magliette per aria.
Io ho scelto di andare dietro alla vita che c’è nella cucina, perché la cucina ti porta in campagna, direttamente dai produttori, con cui poi ti trovi anche a mangiare, ti porta a guardare le mostre d’arte, gli spettacoli, per cui io ho voluto creare una forma di amore per me stesso, che mi fa divertire, che mi crea una occasione di scambio con gli altri, perché il lavoro fine a se stesso fatto dagli scambi di fatture, di stelle, di forchette mi sembra un mondo impacchettato io non riesco, preferisco la crusca”.

Divertita, soddisfatta e arricchita, dopo aver chiacchierato ancora un po’, sono salita in macchina per rientrare a casa, mettendo in moto, in automatico si è accesa l’autoradio che stava trasmettendo “Love is alla round” dei Wet Wet Wet, che è la colonna sonora del film Love actually, a conferma che l’amore è ovunque, anche in cucina dove la chimica scatta… quando meno te lo aspetti!