Agropirateria: il nuovo volto delle frodi nel piatto e la legge che prova a fermarle

agropirateria e frodi alimentari

Ci sono storie che non sono scritte sulle etichette, ma che si leggono tra i filari, tra gli ulivi e i muri a secco, nell’odore pungente di una stalla o nel silenzio di un caseificio all’alba. È lì che inizia – e che spesso purtroppo finisce – l’identità profonda del nostro cibo.

Ma cosa accade quando quella storia che parla di prodotti a Denominazione di Origine Protetta, che racconta di eccellenze regionali, viene falsificata? Quando un olio extravergine è in realtà solo un travestimento, o una mozzarella di bufala campana viene clonata in un laboratorio senza bufale né Campania? Accade che non è solo il gusto a essere tradito. Viene spezzato un patto invisibile tra chi produce con onestà e chi, quel prodotto, lo sceglie per fiducia.

Approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 aprile 2025 il Disegno di Legge in tema Sicurezza Alimentare prova a dare delle risposte concrete con le nuove disposizioni sanzionatorie in materia di agricoltura e pesca. Un testo che non parla soltanto il linguaggio tecnico delle normative, ma che prende una posizione netta per “salvaguardare la fiducia dei consumatori nell’accesso ad alimenti di elevata ed indiscussa qualità e tipicità e garantire la trasparenza e la concorrenza del mercato agroalimentare”. Perché difendere il valore del cibo significa proteggere l’identità di sia chi lo produce e sia chi lo porta in tavola con orgoglio e gusto.

Il crimine ha cambiato forma: nasce l’agropirateria

Nel nuovo lessico giuridico entra un termine inedito, che sa di mare e di campagna, di razzie silenziose e bottini a lunga scadenza: agropirateria. È il nome dato a quelle pratiche sistematiche – spesso organizzate, spesso invisibili – che manipolano, travisano, imitano, rubano le eccellenze agroalimentari italiane per scopi commerciali fraudolenti, danneggiandone non solo il mercato ma anche e soprattutto la reputazione.

Non si tratta più soltanto di truffe isolate: è un vero e proprio modello economico criminale, e come tale viene trattato. La nuova norma prevede per chi lo pratica la reclusione fino a cinque anni e multe che arrivano a 100.000 euro. Le stesse pene valgono per due nuovi reati che affiancano la pirateria alimentare: la frode alimentare e il commercio di alimenti con segni mendaci – etichette ingannevoli, simboli fasulli, promesse di provenienza che si rivelano menzogne.

E se il reato riguarda un prodotto DOP o IGP, ovvero quelle denominazioni che raccontano l’anima di un territorio, le pene si aggravano.

La tracciabilità del latte di bufala si controlla online

Il nuovo DDL sulla sicurezza alimentare prevede anche una modernizzazione dei controlli: la tracciabilità, parola abusata e spesso inefficace, prende corpo in strumenti concreti. Per il latte di bufala e i suoi derivati nasce una piattaforma telematica dove allevatori, trasformatori e intermediari devono registrare, giorno per giorno, ogni movimento di prodotto. Una misura pensata per contrastare in maniera puntuale le frodi nel comparto della mozzarella di bufala campana DOP spesso oggetto di sofisticazioni.

Ma c’è di più: le autorità potranno agire senza preavviso nel prelievo dei campioni; saranno consentite intercettazioni e operazioni sotto copertura. Anche il cibo, insomma, ha bisogno dei suoi 007.

Mozzarella e dignità: un bene confiscato può nutrire

Tra le misure più evocative, una risuona con forza etica: gli alimenti deperibili sequestrati non verranno più buttati. Se idonei, verranno destinati ad associazioni benefiche. Una scelta che trasforma l’atto della confisca in un gesto di restituzione. Perché se il crimine toglie valore, la legge può restituirlo in forma di pane, latte, formaggio. Dignità che nutre.

E poi c’è la Cabina di regia, istituita presso il Ministero dell’Agricoltura, per i controlli amministrativi nel settore agroalimentare. Infine, si inaspriscono i requisiti per l’autorizzazione dei Centri di assistenza agricola (CAA), per evitare che soggetti già coinvolti in pratiche scorrette rientrino nel sistema.

In un Paese dove il cibo è cultura prima ancora che consumo, difendere l’origine, il nome, la trasparenza di un prodotto è un atto politico, etico, persino poetico. Il disegno di legge non salverà da solo l’identità del gusto, ma è un segnale: che il Made in Italy non si tutela solo con le campagne pubblicitarie, ma con norme, controlli, pene. E con una rinnovata consapevolezza che mangiare bene significa anche sapere cosa si mangia. E da dove viene.