La XIII edizione di Contrade dell’Etna si è appena conclusa. Stefano Bagnacani, sommelier palermitano, ha raccontato la sua esperienza e noi vogliamo condividerla con voi…
“Certo l’attesa era tanta, certo non era facile, certo era per molti aspetti un nuovo inizio, un’edizione post: post Franchetti, post Pandemia, post tante cose, ma si poteva fare meglio, molto meglio.
Sono stanco di pensare che, abitando al sud, io mi debba sempre accontentare, sono stanco di pensare che visto che abito in Sicilia, certe cose non si possano pretendere, perché qui è tutto più difficile, complesso, perché qui, diranno in tanti, non è come al nord.
Tanta era la voglia di tornare alla vita, dopo anni di tasting virtuali, di condivisioni solo digitali, che sentire i calici tornare a tintinnare, e guardarsi finalmente, ancora, negli occhi, era già di per sé un evento.
Certo, si può dare la colpa al maltempo, al vento e allo zeitgeist, certo ci sono stati periodi storici più semplici di questo, certo.
Certo è che, in questa edizione di Contrade dell’Etna 2022 poteva andare (quasi) tutto molto meglio.
Iniziamo dalla scelta delle date, mai nella storia così vicine al Vinitaly, questo sicuramente ha pesato molte (troppe?) assenze importanti, obbligando molti produttori a scegliere, in tempi di budget ristretti, tra le opportunità commerciali di Verona e l’evento del loro territorio.
Davvero era impossibile trovare altre date? Giornate meno vicine ad un evento così importante?
Spiace constatare anche l’infelice scelta del luogo della manifestazione, il parcheggio di un hotel, certo sull’Etna non mancano luoghi incantevoli, e meno esposti al vento, di quello scelto.
A Contrade dell’Etna 2022 il territorio nel bicchiere c’era, ma forse troppo, dato che molti degli assaggi sono stati condizionati dalla presenza di terra nel bicchiere, spesso i luoghi adatti alle automobili non lo sono per gli umani, e un minimo di vento a queste latitudini era forse prevedibile, all’inizio di aprile.
Spiace ancora di più constatare che un evento che enfatizza le peculiarità territoriali già nel nome: Contrade, non avesse previsto nessun tipo di ordine per le 90 cantine presenti.
Pagode brutaliste, e solo i nomi delle aziende stampati in nero, su fogli A4, senza nessuna numerazione o criterio, in nome di un pauperismo, estetico e logistico, degno degli anni 80 che non si rimpiangono, la prossima volta potrebbero optare per il ciclostile.
Versante Sud, Nord, Est, Ovest, tutti insieme senza senza bussole per orientarsi, dato che non esisteva nemmeno una mappa, anche solo digitale, nel 2022, kaos che non generava nessuna stella danzante.
Difficile pensare di potere capire un territorio così variegato assaggiando a caso, senza un ordine preciso, senza un’idea di terroir, in una sorta di schizofrenia gustativa, che a volte poteva dare luogo a piacevoli casi di serendipità, ma che forse tradisce, nei fatti, il nome stesso della manifestazione, voluta e immaginata dal compianto Franchetti.
Certo gli assaggi interessanti non sono mancati, e, mi piace pensare, mai mancheranno, i vini dell’Etna saranno sempre più forti di tutto, loro sì raccontano un sud diverso che non si accontenta, mai.
Sarebbe stato bello assaggiare in sequenza i vari versanti scoprire il filo rosso che tiene assieme alcune delle più belle scoperte del versante sud, mai come in questa edizione sugli scudi (Travaglianti, Monterosso, Feudo Cavaliere per citarne solo alcuni), sarebbe stato bello poter essere guidati un percorso di assaggio che avesse un senso, a livello territoriale o di quote altimetriche, o anche che seguisse il caro, e sempre attuale, ordine alfabetico.
Certo fare le cose al sud è più difficile, certo non sono tempi semplici da vivere i nostri, ma il nostro vulcano, i suoi vini e le sue vigne meritano di più di una disordinata convention in un parcheggio, senza colore e musica, i nomi delle cantine meritano qualcosa di più di un foglio A4 in bianco e nero, quando anche a molte feste delle medie, i nomi degli invitati sono scritti in grafica.
Credo si possa e si debba riflettere su quando, dove e come fare le cose, un evento di questa portata, i vini di questo luogo magico meritano di meglio, anche se siamo al sud, anche se siamo in guerra, anzi forse appunto per quello”.